By Elisa
Elisa Sacchetti
Base d'Asta Diario d'arte e d'incanti - 14 Aprile 2020
L’arte in tv è una bella storia. Si divide in due zone definite. C’è quella dei leziosi docufilm dove primeggiano Raffaello, Leonardo, Caravaggio, Tintoretto, Gioconde e Ultimecene come se la storia dell’arte fosse solo fatta di picchi (oddio rieccolo il picco…) e il resto fosse una terra di nessuno. In quest’ottica l’arte moderna e contemporanea è baricentrica su Picasso.
C’è, quindi, la zona delle cosidette televendite. Una selva a tratti oscura,a tratti perigliosa. Sembra cosa adatta a tutti, ma richiede più impegno e curiosità e certi rischi. Perdersi è facile, inciampare pure. Il ruolo di chi presenta arte, potenzialmente in vendita, è delicato, sul confine capzioso tra divulgazione e promozione; tra l’informatore, più o meno colto, e l’imbonitore, più o meno aggressivo. Dipende dalla coscienza o dal rimorso che si può provare dopo per aver piazzato un dipinto di cui si sospettava non fosse un grande affare e un altrettanto capolavoro. A parti invertite il gioco è lo stesso per lo spettatore-collezionista comunque teso alla ricerca di un affare e di un capolavoro.
Domanda: c’è una terza via tra le due zone e tra i due modi di presentare arte da vendere? Il percorso, a mio parere, è lungo. Partendo da una premessa: l’arte, alla fine, è soprattutto un’emozione visiva. Senza emozione è una merce. Si può considerarla tale, ben inteso. L’emozione è un mix tra la portata storica di un artista/la valenza creativa e originale, il valore comunicativo dell’opera, l’empatia per ciò che quell’opera ci comunica.
Tra chi in tv tratta arte da qualche tempo, sul canale di Arte Atelier (galleria di arte moderna e contemporanea sul canale 863 di Sky e 125 digitale terrestre), ecco Elisa Sacchetti. L’arte non ha un genere, tantomeno chi ne parla, ma è indubbio che la declinazione al femminile è stata ritenuta più consona per la prima delle due zone, ovvero quella della divulgazione. Quasi che, il trattar la vil moneta e la battaglia del compralostoquadro, che appartiene alla seconda zona di cui sopra, sia questione maschile. E se ci fosse, invece, ora il bisogno di emozionare con l’arte fino al punto di provare l’emozione di possederla?Lo chiediamo a Elisa.
Comunicare l’arte. Dammi le percentuali del tuo mix: pensiero/emozione, valore economico, tecnica (per me: 40 valore, 51 pensiero, 9 tecnica)
40 valore, 5 tecnica, 5 contesto storico , 50 pensiero
Emilio Vedova
Più facile comunicare De Chirico o Vedova ?
De Chirico…è più difficile staccarsi da un libro di testo e accendere cervello ed emozioni per leggere un’ opera: “ quando la mia anima si placa dagli interrogativi..allora dipingo” Emilio Vedova, 1959.
Le parole possono rendere più attraente un’opera?
Le parole devono essere il tramite per equilibrare pensieri e sentimenti accesi dall’opera.
Se devi parlare di un’opera che non ti piace riesci ad ingannare te stessa?
..tergiverso e salto l’opera..occhio non vede cuore non duole..
Dopo che hai descritto un’opera che ti piace molto,avendo la disponibilità la compreresti per te?
Certo! Nasco in una famiglia di collezionisti..nonno , papà….non potrei mai parlare bene di un’opera pensando prettamente al suo mercato. Il valore passa, sale scende certo, ma il quadro diventa un amico fidato che ti porge la mano in un momento difficile e ti sorride in una giornata allegra.
Ok ti do la disponibiità: svela una o più opere che avresti comprato. Non dire tutte se no rifaccio la domanda 4.
Un Ajmone del 1959, piccola tela di Schifano primi anni 70, Raciti del 1959 bello quanto un Novelli..
Sincera: secondo te alla fine se uno compra un’opera diciamo sopra i 5 mila euro la prende solo perché piace? Te la giro più cattiva: la prenderebbe anche se gli dicessero che sarà molto difficile rivenderla guadagnandoci?
Sarò sincera, Sopra i 5 mila a mio parere non si dovrebbe ne’ prendere l’opera solo perché piace ne’ acquistarla per rivenderla e guadagnarci: va guardata la storiografia dell’artista , si deve parlare sopra certe cifre di Artista con la maiuscola , non di dilettante o modaiolo..così non si sbaglierà mai. La vittoria più grande per l’acquisto di un‘opera d’arte e’ anche quella di mettere i soldi in cassaforte, senza giocare. L’arte si chiama arte e non “borsa” non a caso. Chi vuole speculare o arricchirsi , è il collezionista che nasce cresce e scoppia, con la durata di una meteora. Meglio amici che si innamorano piano ma non si disinnamoreranno mai…ma tanto dipende dal l’”insegnamento”che da chi vende.
Chi vende l’arte in tv alla fine fa cultura?
Paghiamo la tv per parlare di arte, non viceversa. In parte dovrebbe, ma per ora paga più far finta di parlare di un’arte inventata che cercare di far nascere nel collezionista l’amore per la cultura dell’arte. Ma le cose cambieranno…
Gerardo Dottori
Vabbè fino adesso ho scherzato: Dacci un consiglio per gli acquisti…
Giacomo Balla e Dottori due top. Il l primo: raro, delicato e delizioso. Il secondo: dimenticato. per questo è il momento giusto per acquistarlo.
Roy Lichtestein
C’è un quadro che non ti esce dalla testa?
Divided sea and Sky, Roy Lichtestein 1965 Rowlux on board.