Arte contemporanea: una nuova generazione di collezionisti
Ecco come è cambiato l’approccio al mercato, ora più eclettico e libero di spaziare, tra generi, medium e spazi in cui esporre
Articolo di MICHELA MORO - 30 ottobre 2023 - Milano - Il Giornale dell’Arte.com
La conclusione del mandato di Carolyn Christov-Bakargiev al Castello di Rivoli, a dicembre, sancisce idealmente la fine di un’epoca e ne ratifica il cambiamento. Il mondo dell’arte e del collezionismo italiano più contemporaneo è cambiato, e con questo le dinamiche e i riti che ne fanno parte. I giovani collezionisti si muovono in maniera molto diversa da chi prima di loro ha guardato ai giovani artisti e ai nuovi talenti; la comunità che un tempo si trovava e si riconosceva nel Castello di Rivoli, per esempio, non esiste più, la socializzazione ha assunto forme diverse, così come sono radicalmente mutati le scelte e l’approccio al mercato.
Sono molto apprezzate realtà di nicchia come Art-o-rama, a Marsiglia, fiera per l’arte contemporanea, unica per il formato intimo e l’attenzione al piano curatoriale. Oppure Marfa Invitational, in Texas, sede delle più conosciute Judd e Chinati Foundations, che vuole «stabilire una nuova visione per il XXI secolo come piattaforma globale leader per l’arte e la cultura contemporanea» nelle parole del fondatore Michael Phelan.
Nell’indagare sugli eredi di chi ha guardato all’arte contemporanea prima di loro, salta all’occhio come il collezionare non sia più cosa da pionieri, con pezzi che si accumulano lentamente in un mondo che non li riconosce ancora, bensì un atteggiamento molto consapevole: tutti sono stati velocissimi nella creazione delle collezioni e hanno un rapporto col mercato molto stretto. Altro denominatore comune è la minore «verticalità» delle collezioni, tutti si ritrovano più eclettici, o liberi, di spaziare tra generi e medium, con spazi propri in cui esporre.
Se un tempo i collezionisti erano professionisti con una passione, Giuseppe Iannaccone è avvocato, Giorgio Fasol commercialista, oggi collezionare è una professione a tempo pieno. Francesco Taurisano è figlio d’arte, e ha idealmente prolungato la collezione che suo padre iniziò negli anni ’70. Trentanovenne, con la moglie Sveva d’Antonio ha iniziato dieci anni fa; oggi la collezione consta di oltre 400 opere, focalizzate principalmente sulla pittura ma senza restrizioni sugli altri media, dal video all’audio alla fotografia, divisa tra Milano e Napoli. Guarda al mercato, segue le aste, mercato e passione vanno di pari passo nelle scelte di Taurisano, anche se oggi non comprerebbe più pezzi che non hanno un reale valore. Instagram è fondamentale, i collezionisti sanno come ben utilizzarlo per entrare in contatto con nuove persone e nuove realtà.
Già, il mercato. Il vero problema dei nuovi collezionisti è l’accesso: alle gallerie in primis, e poi agli artisti. Bisogna essere conosciuti, e per esserlo bisogna comperare tanto e spesso. Le gallerie sono molto protettive sul mercato primario e i valori degli artisti hanno oscillazioni estreme e rapide. L’art advisor Mattia Pozzoni racconta come oggi i giovani artisti di successo non abbiano più nemmeno bisogno del classico ciclo da novità a celebrati nei musei, con una propria longevità nella storia dell’arte, perché il mercato lo non richiede più. Tutti studiano come identificare le nuove star. Matteo Novarese sostiene molto la sua realtà territoriale bolognese, a partire dall’Accademia.
Tra le case d’asta Phillips ha cambiato il panorama dell’arte, lanciando il mercato dell’ultra contemporaneo, con le aste «New Now», «Issy Wood», «Daisy Parris», si vede nei suoi dipinti una gran carica di emotività, durerà. Concorda Lorenzo Perini Natali, trentatreenne. Con un background familiare di industrie meccanico e medicale da parte paterna, mentre la famiglia della madre era proprietaria delle cave di marmo Henraux, e Modigliani il cugino del bisnonno, Lorenzo ha avviato «Progetto Ludovico», piattaforma di ricerca, produzione e esposizione di arte contemporanea legata all’industria, perché Giorgio Fasol, classe 1938, mentore riconosciuto da tutti i giovani collezionisti, dice.
Giorgio Fasol, classe 1938, mentore riconosciuto da tutti i giovani collezionisti, dice: «Seguo l’istinto e non la moda, per esempio non compro più pittura rispetto ad altro, deve scattare la scintilla. Ho comprato Twombly nel ’70, Cattelan e Arienti nell’85, Garutti e Jim Lambie nel ’99, vado avanti così. Mi piace conoscere gli artisti, andare alle mostre. Ho donato 20 opere al Mart, 110 all’Università di Verona, abbiamo annunciato da poco l’accordo per altre 150 opere per un museo diffuso, nel Polo Universitario di Santa Marta se ne possono visitare 80. Continuo a comprare i giovani, con loro sto benissimo, mi è sempre piaciuta la scoperta. Compro, ma quando hanno successo non li compro più. Cosa scopri se li hai già comprati? E poi, se tu ami l’arte, l’arte ama te, se tu la sfrutti lei ti sfrutta. Io ci credo».