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Mostra Getulio Alviani

Getulio Alviani

Getulio alviani, ideatore plastico, progettista, grafico, teorico, collezionista e attivo promotore culturale, nasce a udine il 5 settembre 1939. per quanto concerne l’attività puramente artistica, inizia giovanissimo ad interessarsi a problemi inerenti l’apprendere e l’informare visivamente e conduce sperimentazioni nel campo della pittura. ben presto concentra il proprio interesse sull’analisi del complesso mondo del "fare" e del "costruire". Nel 1954 inizia a frequentare alcuni architetti e ingegneri, lavorando nei loro studi; più tardi vince un concorso per delle valvole elettriche, e in seguito disegna degli interruttori per una nota azienda, l'ave, di cui diventa direttore artistico. inizia così ad analizzare le singole problematiche della funzione e della natura delle cose che per formarsi esigono una risoluzione. in questa fase prende anche coscienza di quel processo di acutizzazione che è alla base del suo lavoro di operatore visivo.

Alla fine degli anni cinquanta, il suo interesse si focalizza su problemi inerenti la plasticità strutturata. nel 1958 hanno inizio le "superfici a struttura vibratile", in acciaio e alluminio, inizialmente con forme libere, manuali, ma subito dopo ordinate, costruite geometricamente; queste ultime sono opere moltiplicabili, ripetibili in serie, perché nate da un’esatta programmazione. la particolare testura che le caratterizza assorbe e rimanda la luce e questo, per la natura stessa del metallo, crea complessi giochi di riflessi che fanno mutare costantemente la luminosità della superficie, generando immagini diverse a seconda dell’angolo di visuale. come dice alviani, "ognuno di questi oggetti non assume validità per il fatto compositivo, non ha alcuna importanza la presenza in essi di una forma piuttosto che di un’altra, e si deve dire che tutti, anche i più differenti, sono il medesimo oggetto".

Queste superfici vengo esposte per la prima volta nel 1961, nella sua prima personale allestita alla mala galerija di ljubljana, dove inizia il sodalizio con zoran kržišnik e umbro apollonio.

Nel 1960 introduce anche "strutture monocrome polivalenti", sia a livello costruttivo che fenomenico dipendente dalla luce e, nel 1961, oggetti plastici riproducibili in serie e, sempre nel campo di vibratilità luminosa, diverse programmazioni per strutture ottico-dinamiche.

In questi primi anni sessanta iniziano i suoi rapporti con i protagonisti del mondo costruttivo, da georges vantongerloo a konrad wachsmann, da josef albers a max bill

Della sua attività di "ideatore plastico" fa parte anche la ricerca grafica, per la quale riceve anche molti premi internazionali; iniziata già alla fine del 1959, ma sviluppatasi maggiormente a partire dal 1962, è rimasta poi sempre molto rilevante nel suo percorso ideativo. in un testo del 1979 riassuntivo delle proprie ricerche alviani ha infatti precisato come la grafica sia per lui un’espressione autonoma nel campo della plasticità: "come tutte le mie realizzazioni la grafica ha una sua esistenza autonoma e non è, come accade a molti, la trasposizione su carta di opere più importanti o di contenuti esprimibili anche con altri mezzi. per me si tratta sempre di problemi plastici che possono e devono venire evidenziati e risolti solo attraverso quella tecnica, cercando proprio in essa il raggiungimento di risultati ottimali come, ad esempio, la serigrafia per quanto riguarda il colore, la fotografia fotomeccanica, sempre in bianco e nero, per quanto riguarda il segno".

Nel 1962 alviani partecipa all’esposizione "arte programmata", organizzata per olivetti da bruno munari e presentata da umberto eco, dall’edizione di venezia è poi a roma, düsseldorf, londra, e sue personali si tengono alla galerija suvremene umjentnosti di zagabria, allo studio f di ulm, dove è invitato da almir mavigner, e alla galleria la cavana di trieste – è l’inizio di una intensa  collaborazione con la città giuliana, in particolare con il gruppo  arte viva -; nello stesso anno progetta strutture speculari in alluminio lamellare piano e curvato.

A partire dal 1963 disegna per germana marucelli e poi per rudi gernreich una serie di tessuti stampati con criterio cinetico-visuale, dando inizio alla moda "op", poi diffusasi in tutto il mondo. gli abiti realizzati con questi tessuti, meglio se plissettati, attraverso le differenti combinazioni cromo-lineari, che caratterizzano il disegno modulare, generano un mutamento delle immagini, in costante divenire per il movimento di chi le indossa. sempre nel 1963 ha una personale alla stadtisches museum schloss morsbroich e partecipa a molte importanti mostre internazionali, tra le quali "nove dendencije 2" allestita a zagabria, venezia, leverkusen e düsseldorf; "bewegte bereiche der kunst" a krefeld e "zero" a berlino; è di quest’anno anche la prima partecipazione alla biennale di grafica di liubljana, alla quale prenderà parte costantemente.

Entra a far parte del gruppo internazionale "nouvelle tendence recherches continuelles" e, introdotto da ivan picelj, inizia ad esporre a parigi da denise rené. nel 1964, è presente alla mostra "mouvement ii" organizzata da questa galleria. a parigi in quell’anno partecipa anche a "nouvelle dendence" allestita al palais du louvre, mentre in italia espone alla galleria del deposito di genova, una cooperativa formata da artisti e specializzata nella produzione di multipli della quale facevano parte anche max bill, lohse, vasarely, gerstner e altri, e in "44 protagonisti della visualità strutturata" alla galleria lorenzelli di milano. è anche invitato alla xxxii biennale di venezia. sempre nel 1964, elabora delle "cromostrutture" e inizia degli studi su elementi standard per insiemi parietali e problemi di integrazione tra opere e ambiente architettonico, che continuerà per tutti gli anni sessanta e settanta. l’importanza del rapporto ambientale lo porta a prendere in considerazione nell’arte gli aspetti psicologici e sociali. il coinvolgimento del pubblico viene stimolato attraverso gli "environment" in cui il fruitore può intervenire in prima persona sull’opera, attivandola attraverso il proprio movimento fisico. ad esempio, in un’opera realizzata nel 1969 per il palais des beaux arts di bruxelles e poi definitivamente a gorinchem, in olanda, dalla rotazione di pannelli speculari collocati in uno spazio cromatico si determina una interrelazione fra uomo e ambiente in cui l’osservatore diventa protagonista del lavoro, entrando fisicamente all’interno dell’opera e partecipando così alla sua dinamica.

Nel 1965 partecipa, invitato da william seitz, all’esposizione "the responsive eye" al museum of modern art di new york, mostra epocale che consacrerà l’arte ottica in tutto il mondo, cogliendone però solo il lato effettistico e superficiale, facendola diventare di moda e conseguentemente decretando la fine della sua scientificità per il sopraggiungere della larga diffusione con la conseguente volgarizzazione, fino all’epigonale. nello stesso anno è anche invitato ad "art today: kinetic and optic", all’albright-know art gallery di buffalo, and "art and movement" al museo di tel aviv, a "nul 1965" allo stedelijk museum di amsterdam, a "lumiére, mouvement et optique" al palais des beaux arts di bruxelles e a "perpetuum mobile" alla galleria l’obelisco di roma. inoltre sue personali si tengono, tra l’altro, alla galerie smith di bruxelles, alla galleria del naviglio di milano e alla galleria la polena di genova. l’anno successivo prende parte ad altre esposizioni internazionali, come il "xxi salon des réalites nouvelles" di parigi, "weiß und weiß" alla kunsthalle di berna, "structure et mouvement" alla galerie denise rené di parigi e, in giappone, "the exhibition for the first prize of the museum of contemporary" di nagaoka; partecipa anche, per la prima volta, alla biennale internazionale di grafica di tokyo. sue personali sono allestite alla galleria notizie di torino, alla galleria del leone di venezia e alla (op) art galerie di esslingen.

Nel 1967 incomincia a realizzare degli "oggetti luminosi" a movimento termomeccanico e studia i fenomeni chimici, ponendo sempre più attenzione al diaframma che si crea tra occhio e oggetto a seconda dell’incidenza del calore, del freddo, dell’umidità, delle evaporazioni nell’aria. nello stesso anno elabora una teoria, con manifesto programmatico, sullo "spazio pneumatico" a volume variabile a seconda della funzione e fruibilità. partecipa anche a "lo spazio dell’immagine", la prima esposizione dedicata interamente all’arte ambientale, allestita nella sede di palazzo trinci a foligno; a "mouvement" al musée d’art contemporain di montreal e a "von konstruktivism zur kinetic 1917 bis 1997" a krefeld.

Nel 1968 produce una serie di oggetti d’acqua e di fuoco, realizzando con essi degli "avvenimenti". tra le mostre più significative cui partecipa in quell’anno ci sono "l’art vivant" alla fondation maeght di saint paul de vence, "cinétisme spectacle environment" a genoble, "op kunst" alla kunsternes hus di oslo, "danuvius 68" a bratislava, "ars moltiplicata" alla kunsthalle di colonia, "mouvement" a detroit, "multiples" al musée des beaux art di bruxelles e "documenta 4" a kassel.

L’anno successivo approfondisce ulteriormente lo studio del comportamento dell’uomo inserito nella problematica ambientale attraverso l’acutizzazione della percezione visiva; è presente alla mostra "konstruktive kunst, elemente – prinzipien" allestita a norimberga, a "kunst als spiel – spiel als kunst" alla städtische kunsthalle di recklinghausen e a "from constructivism to kinetic art" alla kavier gallery di chicago; ha delle personali anche alla galerie alice pauli di lausanne e alla galeria d’art moderne di basel. dai primi anni settanta, l’attenzione di alviani è di nuovo rivolta al colore, con studi sulle fenomenologie cromatiche inizialmente graduali e poi quantitative, sempre di estremo rigore e precisione (fondamentale per alviani il concetto per cui "la non programmazione genera il caos e la dispersione dell’energia"), e alla realizzazione di superfici e strutture tridimensionali generate da formulazioni matematiche. sin dall’inizio del suo lavoro, alviani accompagna ogni sua ricerca con un testo tecnico, costruttivo e fenomenico che serve da supporto e da verifica circa la risoluzione del problema posto.

Nel 1970 partecipa, a roma, alla mostra "vitalità del negativo" ed espone alla galeria conkright di caracas. nel 1971 partecipa ad "arte concreta" alla westfalische kunsterein di münster e una sua personale viene allestita dalla galeria denise rené/ hans mayer di düsseldorf. nel 1972, sue personali sono organizzate, tra l’altro, alla galeria st. stephan di vienna, alla galleria il centro di napoli; nel 1973 alla galerie reckermann di colonia e nel 1974 alla galeria krzyztofory di cracovia. nel 1975 è presente alla xiii biennale di sao paulo do brazil.

Nel 1976 diviene titolare della cattedra di pitture dell’accademia di belle arti di carrara, che lascerà nel 1981 per andare in venezuela. nel 1978 è invitato alla mostra "l’altro occhio di polifemo" organizzata dalla galleria d’arte moderna di bologna. sue personali sono organizzate, nel 1979 alla neue galerie al landesmuseum johanneum di graz e, nel 1980 al padiglione d’arte contemporanea di ferrara e a parigi, alla galleria denise rené. per circa un decennio smette di creare e produrre opere e la sua intensa attività espositiva diminuisce.

Tra il 1981 e il 1985, si dedica alla ricostruzione e alla direzione del museo d’arte moderna di ciudad bolivar, che sarà da lui consacrato all’arte costruttiva e, in seguito, alla diffusione dei protagonisti di questa tendenza attraverso l’organizzazione di mostre e la redazione di scritti e di opere come la monografia dedicata a josef albers edita da l’arca edizioni nel 1988; collabora anche alla rivista "flash-art".

Nel 1982 partecipa a "les labyrinthes" di bruxelles e, l’anno successivo, alla mostra storica "arte programmata e cinetica 1953-63. l’ultima avanguardia" allestita al palazzo reale di milano e curata da lea vergine.

Nel 1986 espone alla galerie schoeller di düsseldorf ed è invitato alla xlii biennale di venezia, dedicata ad "arte e scienza - colore"; l’anno dopo partecipa a "l’art et la couleur" al musée des arts di cholet e alle due mostre sull’arte esatta organizzate dal wilhelm-hack-museum di ludwigshafen: "von zweii quadraten" e "mathematik in der kunst der letzten dreissing jahre".

Nel 1992 prende parte a "trigon-identität differenz" di graz e, nello stesso anno, realizza, nello spazio della galleria seno a milano, "mai wai". "mai wai" è un evento plastico, un impedimento, una voluta privazione del vedere ottico e mentale come denuncia del miserabile stato in cui si trova l’uomo contemporaneo. nel 1993 partecipa a "territorio italiano" allo spazio opus di milano e alla xlv biennale di venezia. nel 1994 espone al muzeum okregrowe di chelm; nel 1995, alla galeria bwa stara di lublin; nel 1996, alla galeria bwa avantgarda di wroclaw e al castello di tivoli di ljubljana e, nel 1997, al muzej suvremene umjetnosti di zagreb.

L’anno successivo tiene una personale alla galleria dina carola di napoli e nel 1999 incomincia la collaborazione con la piccolissima galleria gigo di novigrad. nel 2000 viene curata una sua rassegna di grafica dalla galleria bielska bwa di bielsko - biala così come, nello stesso anno, una personale è allestita alla galleria schoeller di düsseldorf. sempre nel 2000 è presente nella sezione storica all’esposizione "open ends", al museum of modern art di new york.

Nel 2001 tiene una personale alla galerie conny van kasteel di egmond ann zee, alla galerie cuenca di ulm e una monografica di superfici metalliche allo städtisches museum - gelsenkirchen, nonché una rassegna al mondriaanhuis di amersfoort. nel 2002 espone alla galleria spazia di bologna e alla galleria placentia di piacenza

In memoria di anna palange è promotore di una donazione di 170 opere intitolata "22 del futuro per il futuro di vukovar" presentata a zagabria e poi itinerante nei paesi di origine dei singoli artisti. nello stesso anno è invitato alla biennale di buenos aires. tra il 2001 e il 2003 è presente a "luce movimento & programmazione", esposizione itinerante nei musei di ulm, mannheim, gelsenkirchen, kiel, schwerin, klagenfurt. nel 2003 tiene una personale alla galleria seno di milano e sue opere sono esposte a "il mito della velocità" a mantova. nel 2004 è presente a "zero" al palazzo delle papesse di siena. negli ultimi anni si interessa quasi esclusivamente a progetti di architettura e svolge una intensa attività culturale con scritti ed esposizioni riguardanti esclusivamente le ricerche dei maggiori e più significativi protagonisti d’arte visuale e concreta.

Nel 2005 è a "l’oeil moteur" al musée d’art moderne di strasburgo, "dien neven tendenzen" a ingolstadt e "cineticos" al centro de arte reina sofia di madrid e instituto tomie chatake di sao paulo do brazil; nel 2008 alla "bit international" al zkm di karlsruhe.

Nel 2012 partecipa a "ghosts in the machine" al new museum of contemporary art di new york e l’anno successivo a "dynamo un siecle de lumiere et mouvement dans l’art 1913 – 2013". prima di smettere totalmente, una decina di anni fa, si era interessato quasi esclusivamente a progetti di architettura e aveva continuato a svolgere un’attività culturale con scritti per esposizioni sull’arte esatta.

Getulio Alviani, dopo una vita piena di successi professionali e riconoscenze mondiali, si spegne all’età di 78 anni.

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