MECCANICHE DELLA MERAVIGLIA 18, 2024
Chi siamo
È ripensando alla figura di Joseph Beuys e alla sua concezione artistica, in particolare al concetto che sottolinea come la più grande opera d’arte sia la realizzazione della “scultura sociale”, che questo progetto si sviluppa. Per tornare ad avere una funzione sociale, l’artista deve trovare il modo di dedicarsi anche a quest’opera. Il progetto “Meccaniche della meraviglia” vuole semplicemente inserirsi in questa forma di pensiero artistico.Attraverso il meccanismo eterotopico della “duplice entrata”, ovvero, sottolineando la medesima importanza tra luogo che la ospita e opera che ingloba in se stessa lo spazio, si vuole garantire la cattura dello spettatore nella maniera in cui il solo spazio o la sola opera non ne sono capaci. Lo spaesamento dello sguardo, il creare l’abitudine a cambiare il punto di vista. Uscire dallo stereotipo e vedere le cose nella loro essenza.L’opera, che si presenta come una cosa sola con lo spazio reale che la contiene, obbliga chi la guarda a entrare in contatto fisico con la realtà e dunque con l’opera stessa. Questo permette di abolire quelle barriere di scetticismo che oltre un secolo di avanguardie hanno contribuito a costruire creando un sempre maggior distacco tra cultura artistica e società civile.
Questa proposta di mostre d’arte contemporanea, allestite in spazi architettonici di particolare pregio, quali Castelli, Palazzi, Chiese E Siti Di Archeologia Industriale O Siti Archeologici veri e propri, è concepita e organizzata come un percorso itinerante, con lo scopo di far conoscere e valorizzare alcuni luoghi emblematici del territorio in cui la manifestazione si svolge.
In passato sono stati utilizzati, il Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera o Villa Zanardelli a Toscolano Maderno, le strutture del Castello di Desenzano del Garda, la chiesa Romanica di Santa Lucia di Balbiana a Manerba del Garda, lo storico Palazzo Leonesio di Puegnago del Garda, il Grand Hotel di Gardone Riviera e, in particolar modo, le incantate architetture del Lazzaretto di Salò, aperte per la prima volta al pubblico. Nel 2013 si è intervenuti con progetti Site Specific in alcuni siti archeologici del comprensorio Gardesano, come Le Grotte di Catullo a Sirmione, la villa romana di Toscolano Maderno e il parco archeologico di Manerba del Garda, inoltre sono stati coinvolti l’Hotel Laurin a Salò, la Fondazione Vittorio Leonesio a Puegnago, i giardini e la cappella dell’Isola del Garda nel comune di San Felice del Benaco e villa Mirabella a Gardone Riviera, sede della Comunità del Garda.
Negli anni precedenti dal Castello Quistini di Rovato alle Terme di Boario, dal Castello di Montichiari all’antica Filanda di Gambara, fino alla vecchia fabbrica di reti da pesca di Marone o l’ex Cotonificio De Angeli Frua di Roè Vlciano.
Giuliana Cunéaz IL PROCESSO
a cura di Ilaria Bignotti, Melania Massaro e Camilla Remondina 25.5–7.9.2024 Museo di Scienze Naturali, Brescia Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Torino, utilizza tutti i media artistici, dalla videoinstallazione alla scultura, dalla fotografia alla pittura sino agli schermi dipinti. Nel 2021 è entrata a far parte della Collezione Quirinale Contemporaneo. All’inizio degli anni Novanta avvia un’indagine dove la ricerca plastica si coniuga con le sperimentazioni video. I primi lavori denotano una personale rielaborazione dei linguaggi minimalisti e di quelli legati all’arte povera. Gillo Dorfles riconosce che l’opera di Cunéaz sia “messaggera d’una nuova e in buona parte inedita presa di coscienza circa il destino dell’arte visiva ai nostri giorni e forse in quello d’un prossimo futuro”.
Michele Zaza CIELO ZERO
a cura di Flaminio Gualdoni 26.5–3.11.2024 Leonesia - Fondazione Vittorio Leonesio, Puegnago d/G Diplomato in Scultura con Marino Marini all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nel 1971, è difficile definire i confini della sua arte che è pittura, scultura video e fotografia. Negli anni della formazione accademica, entra in contatto con l’ambiente artistico milanese interessandosi agli sviluppi dell’arte cinetica e minimal. Comincia a utilizzare la fotografia già nel 1970 per registrare le azioni provocatorie messe in atto nel suo paese e la sua prima personale nel 1972 alla Galleria Il Diaframma di Milano. Il suo lavoro però non si limita allo scatto o all’inquadratura: parte dall’idea, alla quale segue spesso un progetto, poi la costruzione di un set e infine l’esecuzione della fotografia. La ricerca di Zaza parte dall’idea che “l’arte non offre possibilità alternative alla condizione umana, ma è al contrario la risultante di questa condizione”. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche, a Basilea, Berlino, Centre Georges Pompidou e Musée d’Art Moderne Parigi, Stoccarda, Téhéran, Zurigo.
Marco Pellizzola IL PESO DELLE STELLE
a cura di Mariacristina Maccarinelli 26.5–28.7.2024 Chiesa Cimitero Storico, San Felice d/B Ha lavorato nello studio bolognese del pittore e cartellonista pubblicitario Sepo (Severo Pozzati), con il quale ha approfondito la propria formazione culturale e tecnica. All’inizio degli anni Ottanta ha iniziato un’intensa attività artistica, che lo ha portato ad esporre in numerose mostre personali e collettive in Italia e in Europa. Il suo lavoro si è caratterizzato per un’intensa attività di ricerca, dapprima in ambito prevalentemente segnico e pittorico, poi sviluppando una particolare attenzione per il disegno, inteso sia come elemento installativo che come forma espressiva autonoma. L’interesse per l’esperienza visiva lo spinge a cercare sempre nuovi soggetti ed ambiti di attenzione, sia attraverso frequenti viaggi sia nell’esplorare la dimensione del quotidiano domestico con lo sguardo attento del viaggiatore.
The Bounty KillArt FABULA DOCET
a cura di Allegra Ravizza 15.6–28.7.2024 MO.CA — Centro per le Nuove Culture, Brescia Era il 2002 quando Gualtiero Jacopo Marchioretto, Rocco D’Emilio, Dionigi Biolatti e Marco Orazi, studenti all’Accademia delle Belle Arti di Torino, decisero di dare vita al collettivo. Padroneggiando varie tecniche di pittura, incisione, fotografia, grafica e scultura e giocando con vari materiali dal gesso alla resina, dalla ceramica all’alluminio, il collettivo crea un ponte tra l’arte antica, neoclassica e rococò e l’arte contemporanea. Attraverso l’ironia irriverente e il nichilismo, stigmatizzano stereotipi e idiosincrasie dei tempi moderni. Hanno all’attivo importanti mostre personali e collettive.
Antonio Violetta INTRECCI
a cura di Elena Scuri 15.6–28.7.2024 Palazzo Averoldi, Brescia Si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, città dove tuttora vive e lavora. Esordisce giovanissimo, nel 1976, con una personale presso la Galleria Ferrari di Verona, che segna l’avvio ufficiale del suo percorso artistico, caratterizzato da uno studio ed una riflessione sulla superficie materica nell’ambiente e nello spazio. Ha partecipato alla Biennale di Venezia, a Documenta di Kassel su invito di Germano Celant - dove espone il ciclo di sculture dal titolo "Momenti di pietra" (1980) e l’opera "Cieli" (1982), forme geometriche che richiamano strutture megalitiche -, alla Quadriennale di Roma, alla Prospect di Francoforte. Ha tenuto mostre personali in musei italiani e stranieri ed in numerose gallerie. Sue opere si trovano in varie collezioni pubbliche e private.
Fabio Racheli ENTR’ACTE
a cura di Ilaria Bignotti e Camilla Remondina 16.6–31.8.2024 Parco del Castello, Moniga d/G Bresciano di nascita, si forma professionalmente presso l’Ecole Internationale d’Art Floral con sede a Martigny in Svizzera in ricerca e sculture vegetali, arte in natura e composizioni di piante. La filosofia su cui si basa il suo lavoro è la trasformazione di materiali “poveri”, che acquisiscono nuove forme attraverso tecniche di lavorazione, dove l’elemento vegetale è concepito come una scelta espressiva e alternativa al linguaggio tradizionale. In questi anni ha svolto dimostrazioni e allestimenti di Land Art, pubblicati su riviste nazionali, da “Gardenia” a “Brava Casa”.